Milano è una città affascinante e ricca di segreti. Come qualsiasi altra città d’Italia oggetto di stratificazioni e di rinnovi architettonici sul lungo periodo, anche il capoluogo lombardo è stato attraversato da modifiche al suo assetto urbanistico.
Cosa tratteremo
Milano sotterranea: l’Albergo Diurno di Porta Venezia
Nel dettaglio, la città milanese è ricca di tesori sotterranei che la rendono ancor più misteriosa. Un esempio è dato da un’area di costruzione relativamente recente, quella che i milanesi e gli appassionati di architettura conoscono con il nome di “Albergo Diurno di Porta Venezia”.
La storia degli Alberghi Diurni ha come protagonisti queste antiche e dimenticate strutture, presenti in buona parte dell’Italia. Aree simili sono presenti a Milano come a Roma, a Napoli come a Palermo, spazi adibiti a bagni pubblici e arricchiti dalla presenza di svariati altri servizi per la cura della persona.
Il caso dell’Albergo Diurno di Porta Venezia è emblematico, testimonianza di un’Italia che, sostanzialmente, non esiste più.
A tal proposito, andiamo alla scoperta di questa piccola meraviglia architettonica che risiede negli spazi sotterranei del capoluogo lombardo.
La concezione dell’Albergo Diurno
L’Albergo Diurno di Porta Venezia, a Milano, ha sede in piazza Oberdan, nei pressi di via Tadino. La sua costruzione risale a un secolo fa: il progetto prese il via nel 1923, per poi essere terminato in meno di tre anni.
L’inaugurazione dell’area avvenne già nel gennaio del 1926, con la struttura che, inizialmente, prese il nome di “Albergo Diurno Metropolitano”. Ben presto l’edificio avrebbe assunto la denominazione corrente, “Porta Venezia”, facente riferimento all’allora piazza Venezia, intitolata a Guglielmo Oberdan nell’anno di inizio di realizzazione del progetto dell’Albergo.
Dal punto di vista architettonico, il progetto venne affidato in larga parte al milanese Piero Portaluppi. A lui toccò disegnare gran parte delle decorazioni, degli arredi e, più in generale, dell’intera architettura dell’area corrispondente all’albergo vero e proprio.
L’assetto ingegneristico venne invece affidato a Marcello Troiani, andando a integrarsi alla perfezione con lo stile déco degli interni.
A testimonianza della grandezza dell’area progettuale, si consideri che la sola area calpestabile misura all’incirca 1200 metri quadri, in virtù degli 88 metri di lunghezza e dei 14 metri di larghezza.
Albergo Diurno di Porta Venezia: uno sguardo agli interni
L’interno dell’Albergo Diurno era contraddistinto da una divisione relativamente netta. Nella zona accessibile da via Tadino, gli utenti potevano fare il loro ingresso all’interno delle terme, mentre nei pressi di corso Buenos Aires trovava spazio il cosiddetto salone degli artigiani.
Una particolarità delle terme era data dalla presenza di sei bagni di lusso, tutti muniti di vasca apposita; non mancavano i bagni più semplici, dotati della classica doccia e indicati per chi desiderava avvalersi dei servizi dell’Albergo, ma a un costo più accessibile.
Oggi gli spazi interni dell’Albergo Diurno sono adibiti a usi differenti. Si pensi che, dove un tempo ci si poteva lavare o trascorrere del tempo nei servizi igienici, sorgono aree commerciali notevolmente differenti, negozi di fotografia o agenzie di viaggi.
Il declino della struttura
Facendo il proprio ingresso passando da corso Buenos Aires, i clienti dell’Albergo Diurno potevano accedere direttamente a un ampio salone, dotate di due navate distinte.
Nelle navate trovavano spazio i servizi più vari, ma sempre incentrati sulla cura del corpo: l’Albergo disponeva di barbieri e parrucchieri, sia per l’uomo che per la donna, oltre ad attività impegnate nello svolgimento di manicure e pedicure.
E le terme? L’area termale era accessibile dal fondo del salone.
Col tempo si è assistito a una lenta chiusura degli spazi dell’Albergo. Già a metà degli anni ’80 le terme vennero chiuse definitivamente, mentre gli artigiani presenti in loco iniziarono la chiusura delle attività. Questa venne anticipata dalla vendita degli arredi, in modo tale da svuotare letteralmente le aree adibite alla cura della persona.
In seguito, si procedette a poco a poco con un costante smantellamento delle aree dell’Albergo, per poi pensare a possibili interventi di restauro da realizzare nel corso degli anni.
L’intera struttura, attualmente, è di proprietà del Comune di Milano, pronto a restaurare gli spazi dismessi o una parte degli stessi.
Oggi, dell’Albergo Diurno rimane inalterato il suo fascino, capace di resistere ai segni del tempo e alle diverse vicende urbanistiche che lo hanno interessato.
E non si esclude che, in un futuro nemmeno troppo lontano, si possa assistere a un profondo rinnovamento dell’area sotterranea.