Ci sono luoghi che la leggenda relega all’immortalità e che per questo acquisiscono ancora più fascino e bellezza. Il fiume Lete è certamente uno di questi. Un corso d’acqua il cui nome rievoca mitologia, ancestrali religioni e opere letterarie in cui è citato come il fiume dell’oblio.
In realtà il fiume Lete è anche l’occasione per visitare il territorio casertano, attraversato per circa 20 km tra la fitta vegetazione e borghi pittoreschi, arricchendosi man mano di decine di sorgenti dalle straordinarie proprietà effervescenti. Scopriamo di più.
Cosa tratteremo
Il leggendario fiume Lete
Il campano fiume Lete nasce nel cuore del “Parco Regionale del Matese”. Origina dallo stesso massiccio montuoso del Matese alle pendici del Monte Janara, a un’altezza di 1028 m. Sgorga in località Campo delle Secine, nel territorio di Letino in provincia di Caserta. Attraversa alcuni graziosi borghi della zona come Aliano, Prata Sannita e Pratella. Quest’ultimo, paradiso della biodiversità, è definito “la città delle acque” perché qui il fiume Lete si arricchisce di altre sorgenti di acqua ferrosa, sulfurea e magnesiaca. Chiunque può sorseggiare liberamente questa benefica acqua presso le tantissime fontanelle presenti a Pratella.
La mitologia più antica riconosce alle acque del fiume Lete il potere di cancellare ogni memoria del passato. Ci si riferisce soprattutto alle anime che bevono l’acqua del fiume per dimenticare i propri peccati. È citato come fiume dell’oltretomba da Dante, che lo colloca alla fine del Purgatorio e al quale le anime devono attingere per lavare le proprie colpe prima di salire in Paradiso. Lo stesso Sommo Poeta si bagna nel fiume Lete prima di raggiungerlo.
Platone cita il fiume Lete a proposito del mito di Er che scende nell’oltretomba per apprendere meglio del fiume e della reincarnazione delle anime. Nell’Eneide di Virgilio la purificazione nelle acque di questo fiume dell’oblio è necessaria al fine della reincarnazione.
Solo gli antichi orfici, religiosi nati nella Grecia del VI a.C. attorno al culto di Orfeo, credevano invece che nessuna anima dovesse abbeverarsi alle acque del fiume Lete. Ritenevano infatti che proprio ricordando il passato si potesse raggiungere la massima saggezza.
Cosa vedere lungo il corso del fiume
Il corso del fiume Lete ha subito nel tempo delle modifiche, iniziate nel 1907 con la costruzione di dighe e sbarramenti realizzati per alimentare le centrali idroelettriche di Prata Sannita, di Capriati al Volturno e di Gallo Matese, creando incantevoli laghetti artificiali.
Il tratto iniziale del fiume è forse il più bello dal punto di vista naturalistico. A 1000 m di altezza poi le acque sono ancora molto fredde e ricche di ossigeno, costituendo l’habitat perfetto per specie come le trote e il gambero di fiume Austropotamobius pallipes.
Attualmente il fiume Lete per circa 500 m scorre nel sottosuolo, giustificando la sua collocazione mitologica nell’Oltretomba. Il fiume poi rispunta nel canyon di Rava di Prata, creando una scenografica cascata alta circa un centinaio di metri. In questo punto si trovano le Grotte di Caùto, cavità carsiche situate a ridosso della diga del Laghetto di Letino. Sono in parte visitabili là dove non scorre il fiume, tra strette gole, folta vegetazione e polle d’acqua. Si può anche penetrare in diramazioni secondarie, tra stalattiti, stalagmiti, felci mineralizzate e cascate pietrificate. Si tratta di un ambiente cristallizzato dove sopravvivono farfalle dai sinistri occhi fosforescenti e crostacei albini senza occhi.
Lungo le sponde del fiume Lete, tra la ricca vegetazione punteggiata di erbe medicamentose utilizzate sin dall’antichità come la Bardana, si incontrano piccoli gioielli naturalistici come la Forra del Peschio Rosso solcata da una splendida cascata a Gallo Matese e la Cipresseta di Fontanagreca, un bellissimo boschetto spontaneo punteggiato di torrentelli e piscine naturali.
Fiume Lete: i borghi più belli
Tra i borghi più belli siti sul corso del fiume Lete c’è Prata Sannita. Questo borgo medioevale è cinto da mura turrite che sfociano nel Castello di Pandone, costruito in epoca normanna alle falde del Monte Favaracchi. Il Castello, ricco di simboli legati ai Teutonici e ai Templari, ospita una serie di spazi museali, tra i quali quelli dedicati al vasaio e alle due Guerre Mondiali. Da vedere anche il ponte romano a schiena d’asino e il Mulino ad Acqua circondato da una fitta rete di canaletti e condotte.
Si consiglia poi una visita a Letino, borgo sito a 1000 m di altezza con vista sul Lago di Gallo Matese e di Letino. Anche qui c’è un Castello dell’XI secolo e una cinta merlata con tanto di torri di avvistamento.
Un luogo magico per una vacanza leggendaria. Pronti?