Certe immagini non hanno bisogno di spiegazioni. Due faraglioni bianchi, scolpiti dal tempo, emergono da un mare immobile e trasparente. Una spiaggia chiusa tra alte pareti rocciose e il verde che si affaccia dall’alto. Pochi tratti, essenziali e riconoscibili, bastano a definire la Baia delle Zagare, uno degli angoli più suggestivi della costa pugliese.

Ci troviamo nel territorio di Mattinata, lungo un tratto di litorale che ha conservato una forma primitiva di bellezza: quella che non cerca consensi ma li ottiene per la sua naturalezza. Non c’è nulla di costruito qui: solo il mare che si insinua tra le rocce, la luce che accarezza le falesie e la macchia mediterranea che spande i suoi profumi.

Tra pietra e profumo: l’identità della baia

Il nome “Zagare” richiama immediatamente i fiori d’arancio, che qui crescono spontanei grazie a un clima mite e generoso. Nei periodi di fioritura, la brezza porta con sé un aroma intenso e dolce, che si mescola all’odore della salsedine e del calcare caldo. Non è solo una spiaggia: è un incontro di elementi che dialogano senza bisogno di parole.

La Baia delle Zagare viene spesso associata al nome alternativo di Baia dei Mergoli, dal dialettale “mérgule”, che indica i massi staccati dalla falesia. Sono proprio quei frammenti di roccia, gettati in mare secoli fa da frane naturali, a trasformarsi oggi nei due celebri faraglioni che dominano la scena con una presenza quasi scultorea.

I faraglioni: custodi di pietra

Chiamarli faraglioni è corretto, ma riduttivo. Queste due strutture calcaree, bianchissime, non sono solo formazioni geologiche: sono elementi narrativi. Il primo, più snello e slanciato, è noto come l’Arco di Diomede, e sembra quasi un ponte verso un’altra dimensione. Il secondo, più massiccio e frastagliato, è detto Le Forbici, per la forma tagliente e articolata delle sue sporgenze.

Osservarli da vicino, magari pagaiando lentamente su un kayak o approdando con una barca a remi, è un’esperienza sensoriale rara. Il contrasto tra la roccia chiara, il blu profondo del mare e il silenzio rotto solo dal frangersi delle onde crea un senso di sospensione, come se il tempo qui avesse un’altra velocità.

Un accesso riservato a chi sa aspettare

Non esistono scorciatoie per arrivare alla Baia delle Zagare. E va bene così. La spiaggia non si concede facilmente: è protetta da una parete verticale che scoraggia l’improvvisazione. Gli accessi diretti sono riservati agli ospiti delle due strutture alberghiere costruite sopra la scogliera. Per tutti gli altri, l’unico modo per raggiungerla è via mare, oppure tramite una lunga scalinata pubblica immersa nella vegetazione, con gradini irregolari e tratti scoscesi.

La difficoltà dell’accesso contribuisce a mantenere un’atmosfera intima e raccolta, lontana dal frastuono di altre località costiere. Non ci sono stabilimenti, bar o ombrelloni allineati. Solo una distesa di sassolini chiari, levigati dalle onde, su cui stendere un telo e lasciarsi attraversare dal paesaggio.

Quando andare per sentirla davvero

Ogni momento dell’anno ha il suo carattere, ma ci sono periodi in cui la baia sembra respirare con più armonia. I mesi di giugno e settembre, in particolare, offrono una luce morbida, una temperatura perfetta e un numero ridotto di visitatori. È in questi giorni che la Baia delle Zagare rivela il meglio di sé: le ombre disegnano forme sulle rocce, l’acqua è più limpida e il silenzio non è mai interrotto senza motivo.

Nelle ore centrali, il sole raggiunge direttamente la spiaggia, scaldando le rocce e rendendo il bagno in mare un sollievo quasi rituale. Al mattino presto o nel tardo pomeriggio, invece, la baia si trasforma: il controluce disegna contorni netti e la luce dorata scolpisce i profili delle falesie.

Una bellezza fragile, da trattare con cura

L’intero tratto di costa che ospita la Baia delle Zagare fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Non è una zona qualunque: è un ecosistema delicato, in cui ogni intervento umano lascia un segno. Per questo motivo, gli accessi giornalieri sono limitati e l’intera area è soggetta a regole di tutela ambientale.

Questa gestione consapevole permette alla spiaggia di restare integra e autentica, anche in alta stagione. Non è un luogo da visitare distrattamente, ma da vivere con rispetto. Portare via i propri rifiuti, non disturbare la fauna marina, non raccogliere sassi o piante: gesti semplici che fanno la differenza e permettono a questo angolo di mondo di continuare a parlare con la sua voce naturale.

Il simbolo silenzioso del Gargano

Chi vede la Baia delle Zagare, spesso la riconosce ancor prima di sapere dove si trova. I faraglioni appaiono su riviste, brochure, siti turistici, documentari. Sono immagini iconiche, ma dietro lo scatto c’è molto di più. C’è un paesaggio che non si lascia dominare, una costa che impone attenzione e una bellezza che resiste al tempo proprio perché non è mai diventata banale.

Non serve aggiungere altro. Chi arriva qui lo capisce presto: la Baia delle Zagare non si visita, si attraversa. E quando si va via, resta dentro qualcosa. Il rumore delle onde, il profumo di zagara, il bianco della pietra. Tutto il resto è silenzio.