Meno conosciuta della sua sorella più famosa, la pizza, la pinsa è una specialità tipica romana, che da molti anni viene preparata a Roma nel rispetto di tradizioni antiche.
La storia di questa pietanza, infatti, è lunga: basti pensare che il termine deriva dal verbo latino “pinser”, utilizzato per indicare il gesto di stendere un impasto. Scopriamo le origini di questo manicaretto e, soprattutto, dove mangiare la pinsa a Roma.
Cosa tratteremo
Cos’è la pinsa
Le radici della pinsa vengono fatte risalire fino a ricette conosciute già al tempo degli antichi romani. La versione moderna si è diffusa specialmente nelle zone rurali del Lazio, più precisamente nell’agro romano.
Come del resto accade per la gran parte dei piatti più famosi della tradizione culinaria italiana, la pinsa vanta origini molto povere. I contadini preparavano un impasto con farine derivate da cereali facilmente reperibili e poco cari, quali miglio, avena, orzo e farro, che venivano poi mescolati con acqua, sale ed erbe aromatiche. A seguito di una cottura sui carboni ardenti, il risultato è un impasto croccante e morbido al tempo stesso, che veniva utilizzato come una tela bianca, da arricchire con gli ingredienti disponibili.
Da quando la pinsa è divenuta sempre più sinonimo di cucina gourmet, in linea con le nuove tendenze del settore della ristorazione, non ha abbandonato le sue origini creative e di cucina economica. Oggi la pinsa si distingue per la forma ovale, l’idratazione elevata e un minore quantitativo di carboidrati e grassi. Ciò la rende un’ottima alternativa alla pizza, rispetto alla quale è più digeribile. Con una base e un bordo croccanti e un interno soffice e morbido, la pinsa entra di diritto tra le eccellenze gastronomiche italiane, tanto che a Roma in zona Tuscolano è nata la Pinsa School per formare professionisti in grado di portare avanti questa tradizione. Vediamo ora dove assaggiare le migliori pinse nella capitale.
Dalle origini alle versioni innovative: Pratolina e Pinsa e Buoi dei…
La Pratolina è la prima vera pinseria moderna di Roma, giunta ormai a festeggiare il suo ventesimo compleanno. Da subito questo locale ha saputo attirare le attenzioni dei consumatori, ma anche della critica gastronomica, tanto da essere inserita dopo solo un anno di attività tra i consigli del Gambero Rosso. La pinsa che si può assaggiare alla Pratolina è eccellente, ma non molto economica. Il locale in zona Prati, infatti, è sempre molto affollato ed è necessario prenotare. Tuttavia, le straordinarie farciture e l’impasto realizzato a regola d’arte valgono bene una prenotazione.
L’altro locale, Pinsa e Buoi dei…, è un marchio presente in due sedi a Roma, una delle quali sorge vicino all’Università La Sapienza. Quel che distingue questa pinseria è senza dubbio l’ampia varietà di farciture. Gli abbinamenti vengono studiati con grande fantasia, ma anche con un occhio di riguardo alla cucina romana in generale: non mancano dunque le pinse cacio e pepe oppure all’amatriciana.
Economica o raffinata: da Domus Pinsa Alberone all’Albero Cocciuto
Per chi è alla ricerca di un’alternativa senza pretese c’è Domus Pinsa Alberone, che si trova nell’omonimo mercato di quartiere. Questo è il posto giusto per provare la pinsa originale, che viene servita come da tradizione su tagliere di legno, senza posate ma con una rotella. Può essere ordinata in modalità due gusti in uno, per assaporare tutti i sapori proposti dallo chef.
Se invece si vuole gustare la pinsa in un contesto più adatto a una serata speciale, L’albero cocciuto è il posto perfetto. Questo locale in zona Tuscolana, caratterizzato dalla presenza di una struttura a forma di albero che conferisce all’interno l’aspetto di un bosco fatata, propone la pinsa in diverse versioni, tutte molto sfiziosa. Da non perdere le pinselle fritte, che possono essere intinte in diverse salse da accompagnamento.
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