Una vera tappa obbligata, e non solo per la struttura di pregio storico, ma anche per ciò che rappresenta. Stiamo parlando di Castello Orsini-Colonna, simbolo della città di Avezzano. È un monumento nazionale e uno dei pochi dell’Abruzzo con un’eredità antichissima ancora visibile. Per visitarlo è necessario compilare il form presente sul sito istituzionale del Comune. Qui vi spieghiamo quanto ne valga la pena.
Cosa tratteremo
La storia antica del Castello Orsini Colonna
Edificarono il Castello Orsini Colonna nel ‘300, ma hanno ampliato e riconfigurato la sua struttura più volte, fino alla metà degli anni Novanta del Novecento. Innalzato a monumento nazionale, nel 1902 è, infatti, simbolo della storia avezzanese. Non per niente si trova in centro città.
La fortificazione s’innalza sui resti di una torre, datata 1181, voluta da Gentile di Palearia, signore del feudo. Questa venne poi espugnata, nel Trecento, da Francesco del Balzo, duca di Andria, durante il cosiddetto “sacco di Avezzano“.
A rendere il forte una rocca fu Gentile Virginio Orsini, come indicato dall’iscrizione in cima al portale principale: era il 1490.
Nel 1565, un secondo ampliamento, pianificato da Marcantonio Colonna, portò al secondo accesso al castello. Questo decorato con bugne a punta di diamante e sormontato da architrave trapezoidale con i simboli delle due famiglie in bassorilievo.
Fu proprio Colonna a trasformarlo in un palazzo residenziale. Sotto il controllo della sua famiglia ivi rimase, fino all’abolizione dei feudi, nel 1806, quando passò ai Lante della Rovere.
Dal 1900 ad oggi
In data 1905, acquistò il maniero l’allora sindaco di Avezzano Francesco Spina, che lo scorporò in tre parti. Una adibita ad albergo, la seconda a tribunale cittadino e la terza data in fitto alla Regia scuola normale “Matilde di Savoja”. Probabilmente in onore dell’eredità artistica del forte, in quanto già nel ‘700 Colonna fece allestire, presso i suoi sotterranei, un teatro.
Parzialmente in affitto, in qualità di rimessa per cavalli, anche il parco rinascimentale noto come “Orto di San Francesco“. Mentre nel fossato, che l’ex proprietario aveva concesso ai cittadini da metà Cinquecento, sorgeva ancora “L’Osteria dentro la Terra“. Rimase in attività fino al terremoto della Marsica del 1915, quando gran parte del castello crollò, polverizzando le aggiunte rinascimentali.
Ad oggi, dopo aver subìto ulteriori danni a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il Castello Orsini-Colonna risulta in gran parte ricostruito e restaurato.
Durante un intervento effettuato tra il 1958 ed il 1965, portarono alla luce le basi di alcune mura interne e di parte degli ambienti sotterranei. La struttura non contiene più i suoi arredi originali. Già dagli anni Settanta, è infatti luogo di mostre di pittura e proiezioni cinematografiche. Dopo l’ultimo restauro del 1994, i locali si sono trasformati nella Galleria d’Arte Civica e Moderna. Al castello è stato aggiunto un auditorium, teatro di convegni, spettacoli, eventi e concerti.
La struttura del Castello Orsini Colonna
La costruzione sorge su di una pianta quadrangolare. La facciata piana si contraddistingue per i quattro torrioni di forma circolare, parzialmente originali. Quello di sinistra, in particolare, conserva le bocche da fuoco, i beccatelli e le merlature guelfe. L’ampio fossato, oggi privo d’acqua, è collegato alla terraferma ancora dal ponte levatoio. A ridosso, si trova il portale centrale a struttura rettangolare. Questo si riconosce da due file di piccole piramidi e dalle figure in bassorilievo degli orsi, rappresentanti gli Orsini. Al centro è collocata la colonna simbolo dei Colonna. In alto, la targa con incise le imprese dei conti e dei duchi che parteciparono alla presa del feudo. Nei pressi dell’ingresso principale, è possibile intravedere anche i resti della torre del XII secolo, che ne costituì le fondamenta.
Il secondo portale d’accesso è collocato a est, e si caratterizza per l’iscrizione con le imprese dei Colonna. Prima di rimanere distrutto nel terremoto, il secondo livello della facciata era scandito da due ordini di finestre. Queste distribuite principalmente presso il lato sud, e in cima, dalla loggia. Il sisma compromise quasi completamente anche gli interni, ma originariamente il piano superiore costituiva la residenza abitativa gentilizia.
Il giardino o parco della Rimembranza
Di altrettanta importanza è il giardino o parco della Rimembranza, rinominato così in memoria dell’eccidio di Capistrello del 1944. Progettato nel Rinascimento, fu eretto per volere del Colonna, ma danneggiato anch’esso, soprattutto dai bombardamenti che ne cambiarono per intero l’assetto.
Durante il secolo scorso, il parco fu parzialmente recuperato e oggi dà dimora a più di cinquanta bagolari e siepi di bosso.
Nel 2019, sono stati ordinati ulteriori lavori di rigenerazione. Questi hanno incluso anche il fossato, la posa del manto erboso, dei sistemi idrici e dell’illuminazione.
Di fronte al castello si trova il monumento in onore del generale della 33ª Divisione fanteria “Acqui”, Antonio Gandin e dei martiri di Cefalonia, fatto erigere dal Rotary Club di Avezzano. Due targhe ricordano, poi, Ernesto Pomilio, critico d’arte, e Melvin Jones, fondatore del Lions Clubs.
Una curiosità: il Castello di Avezzano appare nel diario di viaggio di Edward Lear, chiamato “Illustrated Excursions in Italy“. Viaggiatore ed artista, Lear corredò la sua opera con alcuni disegni del maniero, per com’era a metà Ottocento.