Un proverbio Tuareg recita “Dio ha creato le terre con i laghi e i fiumi perché l’uomo possa viverci. E il deserto affinché possa ritrovare la sua anima”. Questa frase racchiude al meglio l’essenza del deserto, un luogo ameno, silente e inospitale che regala però momenti di introspezione difficilmente descrivibili.
Tra i deserti più affascinanti e più antichi del pianeta c’è quello della Namibia, sito nella parte occidentale dello stato africano, affacciato sull’Oceano Atlantico. Questo fattore contribuisce a rendere ancora più suggestivo questo luogo. I contrasti che si creano tra le acque del mare, con le dune dorate che lambiscono le coste e i laghi salati che sbucano qua e là rendono l’atmosfera surreale, quasi onirica.
Cosa tratteremo
La Skeleton Coast e Cape Cross
Il deserto del Namib, compreso in diverse riserve naturali tra le quali il Namib-Naukluft National Park, è nato presumibilmente 80 milioni di anni fa. Da allora non è mai lo stesso a causa del clima in continua evoluzione e dei venti che plasmano continuamente le dune.
Sfocia in una piccola parte sia nella Repubblica del Sudafrica sia in Angola e, nonostante sembra inospitale, le correnti provenienti dal mare hanno permesso la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali come ad esempio uva selvatica, alberi di sughero e la Welwitschia Mirabilis, specie arborea endemica presente in particolare lungo la Skeleton Coast. Si tratta di un incredibile tratto di costa di 1600 km dove le dune altissime finiscono direttamente nell’Oceano Atlantico, spazzate dai venti e da onde che, a causa della corrente del Bengala, sprigionano una forza mostruosa. Lungo la costa, infatti, non si contano le carcasse di balene spiaggiate e relitti di navi quali la Eduard Bohlen arenatasi a causa della nebbia nel 1909.
Lungo la Skeleton Coast sorge Cape Cross, una riserva che tra i mesi di novembre e dicembre si popola di migliaia di otarie orsine. È incredibile ritrovarsi davanti a una popolazione di otarie spiaggiate al sole o che nuotano, nonostante l’odore non sia dei più piacevoli.
Per visitare la Skeleton Coast si parte dalla città di Swakopmund, un tempo importante porto dell’Africa Occidentale e oggi graziosa cittadina ricca di edifici costruiti in stile teutonico. Swakopmund è il posto perfetto per organizzare attività, quali quad tra le dune, paracadutismo, sandboarding oppure gite in mongolfiera che regaleranno scenari indimenticabili del Deserto del Namib, soprattutto all’alba o al tramonto. Non si dimentichi che a Swakopmund sorge anche il Rossmund Desert Golf Course, costruito in una spettacolare oasi nel deserto.
Dalle dune più alte della Namibia alla città fantasma
Tra i tanti laghi salati (chiamati Pan) che pullulano in Namibia, spicca quello di Sossusvlei. Si tratta di una depressione salina cinta letteralmente da dune sabbiose colossali che nel corso dei secoli mutano a seconda dei venti. Per le loro altezze sono famose le dune 45 e Big Daddy alta ben 300 m, dalla cui cima la vista spazia fino a 100 km di distanza. Solitamente ai piedi delle dune si formano i vleis, ossia zone pianeggianti che, seppure raramente, si riempiono d’acqua divenendo habitat di specie animali come lo springbok, struzzi e orici bianchi dalle caratteristiche lunga corna adulti.
Non lontano da Sossusvlei sorge il luogo forse più iconico del Deserto del Namib e si tratta di Deadvlei, una bianca depressione salina punteggiata da alberi di acacia ormai morti: il clima estremamente caldo e secco del luogo ha impedito agli alberi di decomporsi, cristallizzandoli in eterno e rendendo il paesaggio assolutamente unico.
Nel Deserto del Namib un tempo viveva anche l’uomo, certamente spinto dalla brama di arricchirsi: Kolmanskop è un antico insediamento nel cuore del Parco Nazionale del Sperrgebiet fondato dai tedeschi nel ‘900, con lo scopo di sfruttare il giacimento di diamanti che era qui presente. Dopo la Prima Guerra Mondiale però furono scoperti diamanti ben più grandi in altre parti del mondo e Kolmanskop fu abbandonata e restituita al deserto, con la sabbia che si è aperta un varco in ogni edificio.
Il periodo migliore per recarsi nel Deserto della Namibia è tra maggio e settembre, ossia quando in Namibia, sita nell’Emisfero Australe, è inverno. Le temperature non superano i 25°C, anche se di notte l’escursione termica fa spesso precipitare le temperature sotto lo zero. Chi volesse ammirare una colonia di otarie più folta che mai (fino a 250 mila esemplari) presso Cape Cross deve optare invece per i mesi di novembre e dicembre. In questo caso si è in piena estate australe e le temperature possono raggiungere e superare i 40°C.