È chiamata “la Parigi dell’Est” e Budapest infatti ha molto in comune con la capitale francese. Dichiarata Patrimonio dell’UNESCO, è attraversata dal romantico fiume Danubio che separa le due parti della città, Buda e Pest. Terme, edifici storci e chiese rendono la città una tappa imprescindibile da visitare almeno una volta nella vita. Anche solo per conoscere una delle pagine più tristi che ha coinvolto la capitale ungherese. Ci riferiamo a quando l’occupazione nazista ha ferito mortalmente la comunità ebraica che, ancora oggi, è tra le più popolose d’Europa. Proprio il quartiere ebraico di Budapest è uno dei luoghi più caratteristici della città. Noto come Erzsébetváros, è stato dedicato alla moglie di Francesco Giuseppe III imperatore d’Austria, Elisabetta di Baviera.
Cosa tratteremo
Erzsébetváros: cenni storici
Il quartiere ebraico di Erzsébetváros ospita la terza comunità Kehillà d’Europa. Nonostante fosse già esistente nel 1300, è dal ‘700 in poi che si sviluppò maggiormente, ossia da quando annessero Buda e Pest. Nel novembre del 1944 il quartiere divenne un vero e proprio ghetto, con i nazisti che vi rinchiusero più di 100.000 ebrei, destinati poi allo sterminio. I palazzi del quartiere recano ancora i segni di quei terrificanti anni. Ci sono ancora i fori dei proiettili a ricordare i numerosi eccidi che si perpetrarono tra le mura del ghetto, per mano delle guardie antisemite delle Croci Ferrate. All’interno dell’Erzsébetváros uccisero circa 20.000 ebrei, i cui corpi gettarono poi nel fiume Danubio.
Sulle sponde del fiume, nella parte di Pest, è stato eretto un memoriale dal nome assai evocativo: Le scarpe sulla riva del Danubio. Sono stati lo scultore Gyula Pauer e il regista Can Togay a progettarlo e a realizzarlo nel 2005. Per non dimenticare il male che la mano dell’uomo ha commesso negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
A Budapest i corpi degli ebrei uccisi venivano gettati nel Danubio. Prima di farlo, li privavano persino delle scarpe, all’epoca beni “preziosi” da rivendere al mercato nero. Il memoriale è infatti composto da semplici scarpe in metallo sistemate a centinaia qua e là sulla sponda del fiume, da uomo, da donna e da bambino. È necessario visitare questo memoriale per risvegliare coscienze ormai assopite, così come è importante visitare il cimitero della Grande Sinagoga di Budapest. Qui sono sepolti 26000 corpi, molti dei quali senza nome, uccisi in quello che era il ghetto della capitale ungherese. Molti di essi li ritrovarono trucidati in piazza Klauzal, mentre altri morirono di stenti, di fame e di freddo.
A passeggio per il quartiere ebraico di Budapest
La Grande Sinagoga
La Grande Sinagoga sorge in Via Dohany e rappresenta il culto ebraico più liberale e più aperto al dialogo con le altre religioni.
Risale al 1859 e mostra una facciata in mattoni rossi e gialli, un portale sormontato da un grande rosone e due torri ai lati alte 43 m. L’interno della Sinagoga ricorda molto la classica cattedrale cattolica, tra decori in oro e marmi, una porta impreziosita dai rotoli della Torah e un organo, solitamente mai presente in una sinagoga. Fuori dalla Sinagoga si trova il Memoriale alle vittime dell’olocausto realizzato da Raoul Wallenberg. Rappresenta l’Albero della Vita, un salice piangente con foglie in metallo, sulle quali sono incisi i nomi delle vittime della Shoa. Mentre una lastra sistemata ai piedi dell’opera è dedicata ai Giusti tra le Nazioni, ovvero coloro che hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei.
il Museo Ebraico
Accanto alla Grande Sinagoga sorge il Museo Ebraico, ricco di tessuti, manoscritti, quadri e altri oggetti legati alla vita quotidiana del popolo ebraico che viveva nel ghetto. È una tappa imprescindibile per conoscere di più su coloro che sono stati violati nella propria identità e dignità umana.
La Sinagoga di Kazinczy
Nel quartiere ebraico di Erzsébetváros si trova anche un’altra sinagoga, quella ortodossa di Kazinczy. La costruirono nel ‘900 i fratelli Löffler in stile secessionista. La facciata liberty cela interni sontuosi, con decorazioni orientaleggianti, raffinati lampadari e coloratissime vetrate floreali. Passeggiando per il quartiere, non si può non rimanere affascinanti dall’aria decadente impressa su antichi edifici dell’800. Alcuni ormai abbandonati e altri meravigliosamente riqualificati.
Il quartiere
Oggi Erzsébetváros è un quartiere certamente storico ma anche cosmopolita e vivace, tra gallerie d’arte, atelier, antiche botteghe di artigiani, librerie e caffetterie dove degustare il tipico e antichissimo dolce ebraico ungherese, il flodni. Questo si prepara con pasta sfoglia ripiena di semi di papavero, noci, fichi, confettura di prugne e mele).
I cortili che si celano dietro i portoni di alcuni palazzi custodiscono i ristornati Kosher, dove degustare la cucina tipica ebraica, ascoltando nello stesso tempo la musica klezmer.
Ma sono i romkocsma ad affascinare. Sono i ruins pub nati in locali ormai abbandonati dopo la Seconda Guerra Mondiale, rinati negli anni ’90 grazie all’iniziativa di giovani e alla creatività di artisti. Il più antico è il “Szimpla Kert”, vera e propria istituzione a Budapest.