Ci sono luoghi belli perché ben costruiti, custodi di pregevoli opere d’arte o perché incastonati in contesti paesaggistici incantevoli. In altri casi la bellezza è misteriosa e oscura ed è il caso ad esempio del Vittoriale di D’Annunzio, del Parco dei Mostri di Bomarzo e de La Scarzuola. Quest’ultima non è altro che un’arcana città ideale immersa nella lussureggiante vegetazione umbra, realizzata dal visionario Tomaso Buzzi.
Cosa tratteremo
Alla scoperta dell’onirica Scarzuola
La Scarzuola sorge a Montegiove, piccola frazione del comune di Montegabbione, in provincia di Terni, ad appena 45 km da Orvieto. Montegabbione si fa apprezzare per il suo stampo chiaramente militare, con il Castello risalente all’anno 1000 e torri quali la duecentesca Torre di Casteldifiori e Torre di Montegabbione del XV secolo con tanto di feritoie.
La Scarzuola è, però, il simbolo del borgo e dove oggi sorge questo originale complesso architettonico, vi era, secondo la tradizione cristiana, una capanna costruita da San Francesco d’Assisi con una pianta palustre chiamata scarsa (da qui il nome del complesso architettonico del Buzzi). Sullo stesso luogo apparì per miracolo una sorgente considerata ancora oggi miracolosa.
I conti di Marsciano fecero qui erigere una chiesa e un convento, nel quale poi arrivarono i frati minori che vi rimasero fino al ‘700. La svolta utopistica avvenne nel 1957 quando l’architetto Buzzi rilevò l’intera proprietà con lo scopo di costruirvi la sua città ideale. Ispirato dal romanzo Hypnerotomachia Poliphili, il Buzzi ha rappresentato nella Scarzuola l’allegoria dell’esistenza, usando sculture e costruzioni ermetiche e simboliche. È stata progettata come una spirale, a simulare una sorta di percorso iniziatico che, attraversando l’inconscio ignoto, arriva alla conoscenza del proprio Io raggiungendo l’Acropoli.
L’architetto ha per questo realizzato sette rappresentazioni sceniche, sette teatri e sette monumenti, ossia il Tempio di Vesta, la Torre Campanaria, la Piramide, l’Arco di Trionfo, il Pantheon, il Partenone e il Colosseo.
La visita della Scarzuola inizia varcando il portone, oltre il quale ci si ritrova nel cuore di quei lussureggianti giardini che in passato circondavano il convento. A vegliare, come sinistri guardiani, vi sono delle sculture antropomorfe con però teste di animali.
Raggiunta la Fontana del Tempo, si scorgono la Strada dell’Infinito e tre portali: il Mater Amoris porta al vascello con tanto di Cupido come timoniere; la Gloria Mundi introduce a un vicolo cieco, a simboleggiare la vacuità dei beni materiali; la porta Gloria Dei rappresenta invece il percorso spirituale e arriva al vecchio convento.
Un percorso verso la conoscenza
Superati questi monumentali ingressi si arriva al cospetto del cuore della città ideale voluta da Tomaso Buzzi. Il teatro con le sette scene e l’Acropoli del Teatrum Mundi, che si presenta come un puzzle di edifici tra loro incastrati ma senza essere tra loro discordanti, formando un unicum scenografico. Al centro del Teatrum si trova il sinistro Grande Occhio, con uno specchio al posto della pupilla nel quale il visitatore può vedere il suo riflesso.
Il Teatrum Mundi è impreziosito poi dal tempio dell’Arnia, in riferimento a quel ronzio delle api che altro non è che l’affollarsi dei pensieri nella mente del Buzzi, il Tempio del Tempo e quello della Madre Terra: all’interno di quest’ultimo svetta la statua di una donna senza testa e con enormi seni, a guardia della Porta dell’Arte e della Fantasia e della Porta della Scienza e della Tecnica.
Attraversando le fauci della Balena di Giona, simbolo di morte seguita poi dalla rinascita, si arriva alla Torre della Maledizione e della Solitudine, sovrastata dalla scritta “Amor vincit omnia”.
Un altro luogo simbolo della Scarzuola è poi il Tempio di Flora e Pomona, simbolo dell’eterno rinnovamento della natura. Da qui si raggiunge il bellissimo Teatro Acquatico, con una vasca nelle cui acque punteggiate di ninfee si specchiano l’Acropoli e il Tempio delle Arnie.
Molto suggestivo è poi il Tempio di Apollo, chiamato anche Teatro di Ciparisso. Nota è la leggenda di Ciparisso che pianse all’infinito dopo aver ucciso per sbaglio il suo animale domestico e trasformato da Apollo in cipresso. Accanto al Tempio, all’interno del quale è conservato un cipresso precedentemente colpito da un fulmine, si trova la Scala delle Sette Ottave, che può essere considerata il punto di arrivo di questo percorso nel raggiungimento della verità. Questa scala a chiocciola, accanto alla quale svetta la Torre di Babele dalla forma a spirale evidenziata dall’uso di colonne ioniche, è racchiusa in una struttura di vetro piramidale: in cima alla quale ci sono i simboli del martirio e della rinascita, ossia una croce e una stella.