“Quel ramo de lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”. Queste sono le prime parole che introducono “I Promessi Sposi”, il romanzo più famoso di Alessandro Manzoni e che si riferiscono in particolare al paradisiaco paesaggio naturalistico nel cuore della Lombardia.
Nei pressi di questo bacino lacustre, si nascondono gemme di rara bellezza e non si immaginerebbe mai che proprio qui sorga una sorta di Las Vegas abbandonata. Eppure, qui vicino, in provincia di Lecco, sorge proprio quella che il Daily Mail ha definito una delle città fantasma più grandiose. Si tratta di Consonno.
Cosa tratteremo
Nascita e caduta di Consonno
La città fantasma di Consonno è una frazione di Olginate, cittadina della provincia di Lecco sita all’estremità meridionale delle splendide Prealpi Lombarde. Consonno sorge sul Monte di Brianza a circa 634mt di altezza, con vista sul Lago di Lecco e sul Monte Resegone. Le origini del borgo sono piuttosto antiche, essendoci documenti risalenti al 1085 che la citano. La sua economia era fondata sull’allevamento e sull’agricoltura ma tutto cambiò negli anni 60 con l’arrivo di Mario Bagno, il Conte della Valle dell’Olmo che volle costruire una vera e propria Città dei Balocchi. Mario Bagno convinse gli abitanti di Consonno ad abbandonare le loro case, con la prospettiva dei facili guadagni che sarebbero derivati dalla nascita di questa città del divertimento.
Nel 1962 tutte le case del borgo furono rase al suolo, tranne la chiesa di San Maurizio, l’abitazione del cappellano e il piccolo cimitero: al loro posto furono eretti edifici dallo stile eclettico con tanto di insegne luminose, colonnati dorici, giardini, una pagoda cinese con un cannone sopra, un albergo, fontane decorate, un casinò e una grande galleria commerciale. All’ingresso della Sin City lombarda vi era persino una specie di castello medievale con tanto di finti soldatini di guardia.
Nella visione megalomane del Conte Mario Bagno c’era anche la costruzione, mai realizzata, di campi sportivi e di un circuito automobilistico.
All’inizio la nuova Consonno ebbe grande risonanza mediatica, tanto che molte celebrità dell’epoca la frequentarono, da Mina a Celentano, da Milva fino ai Dik Dik. Col tempo però l’entusiasmo svanì e gli introiti economici diminuirono, fino al declino totale avvenuto con la frana del 1976 che tagliò completamente fuori dal mondo la cittadina. Questo incidente era un evento annunciato visto che, nel corso della costruzione, fu letteralmente spianata una collina per permettere agli ospiti di avere una vista superlativa sul Monte Resegone: ciò causò smottamenti, alluvioni e frane, come quella del 1976.
Cosa vedere a Consonno
Dal giorno della frana Consonno cadde nel dimenticatoio. Si dice che gli anziani del paese avessero previsto tutto quando seppero che si stava costruendo una Sfinge Egizia: pare, infatti, che chiunque costruisca fuori dall’Egitto una Sfinge si attirerà una maledizione.
Consonno divenne, dunque, terra di nessuno e nel 2007 fu addirittura teatro del “Summer Alliance”, un rave party che durò due giorni, tra rifiuti, musica tecno e graffiti, alcuni dei quali sono considerati pregevoli esempi della street-art.
Fu grazie all’Associazione Amici di Consonno che la sorte del borgo cambiò, strappandolo alla rovina inesorabile e valorizzando il suo essere città fantasma: la domenica si svolgono sempre le messe nella romanica Chiesa di San Maurizio, mentre tra i mesi di aprile e ottobre sono organizzati eventi che riportano la vita nella cittadina, come ad esempio la Pasquetta, la Burollata dedicata alle castagne, il Primo Maggio e la festa in onore di San Maurizio.
In queste occasioni è anche possibile fare viste guidate tra le vie della città fantasma, ormai avvolta da ruggine e vegetazione, ma sempre suggestiva e a suo modo disarmante: camminando nel silenzio e calpestando qualche vetro rotto qua e là, non si fa fatica a credere alla leggenda secondo la quale nelle fredde notti avvolti dalla nebbia pare si aggiri un’ombra, probabilmente quella del Conte della Valle dell’Olmo.
Passeggiando per Consonno la vista si posa subito sul Minareto che svetta dall’alto di quello che era il centro commerciale nel suo stile tipicamente orientaleggiante: qui sorgevano negozi ma anche le case per la borghesia, accessoriate di tutto punto per la borghesia dell’epoca. Dell’albergo non è rimasto più nulla, così come della sala da ballo, esclusa la pavimentazione che si intravede tra le erbacce, memoria di quei fasti e di quella musica figlie di un passato ormai dimenticato.